Achillodinia o tendinite del tendine d'achille

Fisioterapia Catania

Terapia ad onde d'urto Catania

 

A cura del Dott. Giuseppe Palumbo

 

Il tendine di Achille prende origine dalla fusione del muscolo gastrocnemio e soleo, e s’inserisce a livello dell’apofisi calcaneare. E’ deputato alla spinta del piede.

Tra i vari tendini del corpo umano, quello di Achille è sicuramente il più forte e il più lungo. Infatti, il carico che deve sopportare durante la corsa in un soggetto di corporatura media (es.: 70 kg) è superiore ai 500 kg! Provate quindi a pensare cosa succede ad un maratoneta in sovrappeso…

 

Tendinite o achillodinia: cause e fattori di rischio

Generalmente la tendinite è provocata dal cronico ripetersi di microsollecitazioni a carico del tendine; a lungo andare infatti tali sollecitazioni provocano un'alterazione a carico delle fibrille. Oltre a questo, se ci si allena con carichi di lavoro eccessivi, su dei terreni troppo duri, con delle scarpe non adeguate, si va incontro più facilmente all’infiammazione del tendine di Achille. Da notare che anche i soggetti sedentari purtroppo possono incappare in questa patologia se anatomicamente hanno delle caratteristiche predisponenti quali ad esempio il calcagno varo (cui corrisponde sempre un’iperpronazione di compenso).

Tendinite: la sintomatologia

La sintomatologia dolorosa ha un andamento tipico nelle fasi iniziali: il dolore è più intenso quando al mattino si scende dal letto, poi si riduce con il cammino, così come si riduce durante la corsa. La causa del dolore inizialmente è dovuta all’infiammazione dei tessuti peri-tendinei, ma se viene trascurata, l’infiammazione si propaga fino al tendine provocando poi fenomeni degenerativi del tendine stesso che a lungo termine possono provocare delle lesioni e addirittura in rari casi la rottura parziale o totale del tendine.

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Con il progredire della tendinite, il dolore si avverte anche durante l’allenamento ma non fino al punto di non riuscire a correre. In questa fase il dolore è più vivo dopo la corsa e soprattutto alla palpazione del tendine che appare tumefatto e ingrossato. Spesso durante la flesso-estensione della caviglia, si avverte in prossimità del gonfiore, una sensazione di crepitio come quando si calpesta la neve fresca. Successivamente il quadro sintomatologico può degenerare, formandosi lungo il tendine una o più protuberanze in corrispondenza di aree necrotiche, che possono provocare, come già detto, vere e proprie lesioni del tendine.

Tendinite: la diagnosi

Uno studio ecotomografico e un esame radiografico sono gli strumenti migliori che lo specialista ortopedico richiede per arrivare ad una diagnosi precisa e mirata. L’esame Rx può rivelare presenze di calcificazioni o ossificazioni all'interno del tendine nonché formazioni anomale (spina calcaneare, profilo del calcagno anatomicamente sfavorevole ecc.). Nel caso in cui entrambi gli esami non chiariscono bene il quadro patologico, è bene eseguire una Risonanza magnetica.

Nella fase iniziale della tendinite è bene rallentare gli allenamenti, usare un rialzo sul tacco di un paio di cm su entrambe le scarpe anche per camminare, e utilizzare la borsa del ghiaccio per 10-15 minuti più volte al giorno. Nei giorni successivi, se il problema non si risolve, è indicato la terapia.

Tendinite: la cura con i farmaci

Esistono molti farmaci che possono creare problemi acuti o cronici ai tendini, soprattutto se sono soggetti all'usura sportiva. Primi fra tutti i corticosteroidi (cortisone) che, se assunti in dosi significative per lungo tempo, sclerotizzano i tendini, riducendone l'elasticità. La cosa è nota, ma di solito non preoccupa più di tanto gli sportivi sia perché i corticosteroidi sono considerati doping (e quindi non dovrebbero essere assunti se non per motivi di salute) sia perché un'assunzione occasionale per una determinata patologia non presenta gravi rischi.
Purtroppo esistono molti altri farmaci che influenzano negativamente i tendini e alcuni in modo più rapido e più grave degli stessi corticosteroidi: statine, Ciproxin.

Tendinite: la terapia con onde d'urto

L’onda d’urto stimola il tessuto del paziente a produrre specifici fattori di crescita responsabili dei processi di guarigione. Gli effetti più importanti sono quello antidolorifico, e antinfiammatorio e di un’aumentata vascolarizzazione, inoltre si ha eliminazione dei fibroblasti calcificati, neovascolarizzazione dei legamenti, aumento della produzione di collagene, Incremento del metabolismo e della microcircolazione, aumento dell’eliminazione della sostanza P, diminuzione della tensione muscolare .

Per quanto riguarda l’effetto analgesico le onde d'urto modificano l’eccitabilità della membrana cellulare; i nocicettori, non potendo generare così alcun potenziale, impediscono l’insorgenza del dolore.

ONDE D’URTO A GRAVINA DI CATANIA